Gabbiani ipotetici

"E ora? Anche ora, ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra, il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito."

Questo passo di "Qualcuno Era Comunista" di Giorgio Gaber, è, ahimè, fin troppo azzeccato per descrivere l'attuale situazione della Juventus.
L'esonero di Maurizio Sarri mette fine al sogno, all'utopia di costruire una squadra che, dopo un quinquennio all'insegna del risultatismo allegriano, avrebbe dovuto avere un' identità più offensiva ed europea.
La dirigenza pensava di colmare il gap che separava la squadra dalle altre big europee dandone la gestione all'allenatore toscano, famoso per il suo gioco propositivo.
Dopo una presentazione in pompa magna, però, i desideri di Sarri, che durante la sessione estiva aveva platealmente chiesto alla dirigenza di sbrigarsi a risolvere i problemi legati ai molti mancati partenti, non sono stati esuaditi.
Sarri ha quindi dovuto affrontare la stagione con la stessa rosa di Allegri, con il solo de Ligt in aggiunta.
Il parco giocatori era palesemente inadatto all'idea di gioco che si voleva proporre e l'allenatore si è dovuto adeguare ad una rosa non appropriata alla sua filosofia, zeppa di giocatori a fine ciclo che non avevano più nulla da dare, come i vari Khedira, Pjanic, Higuain.
Al gabbiano non sono state date le ali e, giocoforza, egli non è riuscito a spiccare il volo.
Grazie per tutto, Maurizio.
Ad maiora.